domenica 22 febbraio 2009

Riunione del 20 febbraio: alcune riflessioni

Venerdì 20 febbraio si è tenuta a Psicologia la riunione del Collettivo.
Scopo dichiarato della riunione era quello di discutere ed analizzare il movimento dell'Onda universitaria che è esploso in Italia tra l'ottobre ed il dicembre scorso (con particolare riferimento alla situazione triestina), e di tentare di portarne avanti la causa: la lotta alla privatizzazione dell'istruzione universitaria.

Sono emersi vari punti di discussione ed analisi.
Innanzitutto, è risultata chiara la situazione del movimento in questo momento: esso sostanzialmente non esiste. O meglio, l'Onda che a novembre è riuscita a coinvolgere migliaia di persone, ora si è ridotta ai nuclei originari di informati ed organizzatori, magari con qualche compagno in più raccolto durante i cortei; nuclei che passano spesso il tempo a combattersi l'un l'altro per assicurarsi l'organizzazione ed il controllo del movimento stesso senza risolvere nulla. La situazione triestina rispecchia questo trend alla perfezione.

Ciò che è mancato al movimento è stata un'organizzazione democratica. Perché organizzazione, e perché democratica? Spieghiamo questi due punti:
  • Organizzazione: per sua stessa natura, l'Onda includeva diverse anime, afferenti a idee diverse e stili politico-amministrativi diversi. Risulta chiaro che l'unica maniera per mediare fra diverse posizioni sia un'organizzazione di tipo rappresentativo e collaborativo, il cui compito non sia comandare, ma coordinare il movimento a due livelli: dentro gli atenei e tra gli atenei. Le alternative all'organizzazione sono gli interminabili litigi in assemblea o gli slanci dialettici: quel tipo di discorso che infiamma gli animi, ma che non produce nulla di concreto.
  • Democratica: l'organizzazione deve partire dal basso. Il movimento nasce in maniera spontanea, e un qualsiasi tipo di controllo esterno rischia di porre ad esso un freno ed una briglia. I rappresentanti del movimento devono essere eletti dal movimento stesso; non crediamo che possano essere anche i rappresentanti istituzionali delle facoltà, in quanto portatori di interessi politici contrastanti con la natura di un movimento spontaneo.

Chiariti questi due punti riguardo alla situazione del passato del movimento, ci è sembrato utile e naturale tentare di chiarirne presente e futuro. A questo proposito, sono emerse due posizioni apparentemente antitetiche. Da una parte, si potrebbe ricercare un appoggio popolare ed un vasto consenso, tentando di portare informazioni ed idee alle persone ora inattive; dall'altra ci si potrebbe concentrare invece sulle persone ora attive e tentare di portare avanti un discorso più politicamente avanzato e complesso.

Dato che entrambe queste soluzioni ci sembrano portatrici di difetti (utopismo per la prima, elitismo e scissione dalle masse per la seconda); abbiamo tentato di sintetizzarle dialetticamente.
Il ruolo del Collettivo deve essere di preparazione politica ed avanguardia; allo stesso tempo deve lavorare affinché si realizzino le condizioni per la nascita di un movimento popolare; e per finire deve essere in grado di coordinarne le attività. Mi sembra che questi ruoli (che però potrebbero essere anche definiti delle fasi dinamiche) possano esaurire in maniera adeguata le esigenze del Collettivo: un'entità flessibile e multiforme, che deve adattare i suoi sforzi a quelli del contesto in cui si trova, e che con i suoi sforzi fa il suo meglio per cambiare in modo favorevole il contesto stesso.

Dal lato pratico, i presenti si sono accordati per leggere ed analizzare il documento dei 12 punti scritto alla Sapienza di Roma, che potrebbe diventare un punto di riferimento per il movimento. Un'altra iniziativa a cui abbiamo rivolto la nostra attenzione (anche grazie all'aiuto internazionalista di Pierre) è stato lo sciopero dei lavoratori e dei cittadini represso nel sangue nella Regione Francese d'Oltremare di Guadalupa, a cui va la nostra solidarietà.

Infine, per riprendere il tema della discussione di cui sopra, tutti i presenti si sono ritenuti d'accordo a proposito di continuare le riunioni del collettivo nelle prossime settimane: riteniamo tutti che sia necessario continuare a "formarci ed informarci" a proposito delle controriforme reazionarie del governo rispetto all'istruzione pubblica, in modo da poter effettivamente parlarne in modo chiaro ed esauriente qualora si dovesse ripresentare una situazione favorevole alla nascita di un Movimento, e di lavorare affinché questa situazione possa essere creata.

Appuntamento alla prossima riunione!

-Giacomo-

7 commenti:

  1. Ottimo resoconto dell'assemblea da parte di Giacomo.
    Ha fatto emergere benissimo l'alternativa che si offre ad un collettivo studentesco come il nostro, in un periodo che potremo definire di "riflusso" dell'onda.

    Credo sia utile ribadire che l'unica via percoribile per noi sia, a mio avviso, quella di cercare di coinvolgere quelli studenti di sensibilità di sinistra che hanno partecipato al movimento dell'autuno scorso - e sono tanti (10000 nelle strade di trieste, il potenziale esiste)!
    Questi studenti ora sono tornati nelle aule di studio perché non hanno visto nessun sbocco politico concreto alla protesta, perché l'organizzazione stessa del movimento, il modo in cui si è impostata la discussione in assemblea ne ha fatto fuggire più di uno.
    Questo l'abbiamo denunciato già durante la protesta, e vogliamo continuare a dirlo e proporre la nostra "terza via", che rifiuta sia il burocratismo che lo spontaneismo senza prospettive.

    Per proporre la nostra piattaforma politica a difesa della scuola/università pubblica, il miglior modo ci sembra infatti di creare le condizioni per sviluppare il dibattito alla base di un eventuale movimento.
    Per questo, guardiamo anche alle esperienze fuori dei confini nazionali, come in Spagna o in Francia: l'attuale movimento studentesco si sta organizzando attorno ad un coordinamento nazionale di portavoce (democraticamente eletti dalle assemblee generali di facoltà e ateneo), che si riuniscono una volta a settimana. Questo ha permesso ad una progressiva radicalizzazione delle rivendicazioni degli studenti, che, inoltre, parlono di fatti con un'unica voce - il governo in questo caso non puo' pretendere che questo coordinamento non sia rappresentabile delle masse.
    Esportiamo questo modello anche qua, così solo potremo finalmente ottenere risultati concreti!

    Intanto, come dice Giacomo, il nostro intento è di preparare il nostro intervento, coinvolgendo tutti gli studenti potenzialmente interessati a discutere di un rilancio del movimento - che però non verrà solo da noi.
    In questo contesto è interessante discuetere delle proposte dei collettivi della Sapienza, proprio per la posizione centrale che loro hanno esercitato durante il movimento. Mettero' adesso in linea il loro testo.

    Infine, invito tutti a dare un'occhiata al sito del nostro coordinamento nazionale al quale La Scintilla si riferisce (Csp: Comitati in difesa della Scuola Pubblica - Csu: Collettivi Studenteschi Universitari).
    Ci può consentire di sviluppare le nostre riflessioni, usare riferimenti a quanto succede in altre università d'Italia o dell'estero:
    http://www.cspitalia.org/

    Buone letture!
    Pierre

    RispondiElimina
  2. Molto utile la pubblicazione dei resoconti delle riunioni: essa consente anche agli assenti di aggiornarsi sul procedere della discussione. Una buona pratica da consolidare!
    Molto valide pure le considerazioni di Giacomo: c’è un gran bisogno di discutere seriamente delle lotte autunnali e del successivo riflusso. era inevitabile che tante energie andassero sprecate? Alcuni lo hanno sostenuto, convinti che i movimenti non possano che rappresentare delle fiammate momentanee. Non ci credo: sono stati commessi degli errori, invece, alcune scelte si sono rivelate sbagliate; è di questo che vale la pena di parlare. Io penso che, per l’ennesima volta, sia stata letale la logica spontaneista e confusionaria con la quale alcuni hanno voluto che la mobilitazione si sviluppasse. Prima il movimento studentesco italiano saprà liberarsi di certe brutte abitudini, ereditate dall’assemblearismo inconcludente degli anni Settanta, meglio sarà!
    Sull’Onda è necessario continuare a ragionare: se non altro per evitare che ad evocarla siano solo quanti pensano che le proteste possano riprendere con qualche spritz bevuto in compagnia. Penosi.
    Gabriele

    RispondiElimina
  3. Notiziola fresca fresca:
    http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_901794868.html

    -Giacomo-

    RispondiElimina
  4. D'accordissimo con Gabriele per quanto riguarda l'eccessivo spontaneismo di taluni: chi, come me, ricorda le riunioni di ottobre in cui si riunivano tutte le anime della protesta si ricorderanno ore (dico ORE) di dibattito sterile, insulso e senza sbocchi pratici.
    Causa esame venerdì non ho potuto assistere all'assemblea, conto di esserci dalle prossime.
    Molto interessanti le analisi di Giacomo, volevo però porre un piccolo accento sul passato per poi guardare al futuro. Perchè non si ritorna sul documento dell'autoriforma e si individuano alcuni punti imprescindibili per ogni ateneo? Qualcuno mi dirà che questa è pura follia perchè non saranno messi in pratica in quanto le decisioni vengono prese dall'alto e non dal basso come dovrebbe essere; ma almeno avremmo un'idea di come vorremmo cambiare le cose e in questa direzione credo si stiano muovendo anche i collettivi de "La Sapienza". Il problema dell'Onda è stato che si sapeva contro cosa si lottava, ma non precisamente per cosa purtroppo.
    Ad esempio il merito: il governo si è riempito la bocca di questa parola, noi cosa vogliamo?
    Io credo che il merito si possa valutare solo dentro ad una condizione comune, dentro alle relazioni che si vanno formando in un dibattito i cui strumenti formativi e intellettuali sono accessibili a tutti. L'eccellenza non si costruisce, in solitaria, dentro alle torri d'avorio della ricerca. La condizione reale della costruzione dell'eccellenza è la sua piena dimensione sociale e non, come vorrebbe farci credere la logica neoliberista, la messa in campo di una progressiva esclusione.
    Comunque ora credo che noi dobbiamo porci come obiettivo , come dice il testo de "La Sapienza", quello di essere subito pronti alla lotta senza aspettare inutili mesi a tentare di darsi un'organizzazione senza magari riuscirci poi, come nel caso di Trieste.
    Andrea

    RispondiElimina
  5. Sono d'accordo con Andrea che è necessario:
    • esplicitare per quale università lottiamo (e tutto ciòche riteniamo connesso)
    • smontare le retoriche del governo

    anzi, ipotizzando un lavoro scritto (anche on-line) penso che si potrebbe strutturarlo per paragrafi:
    1. partendo dagli slogan del governo
    2. esplicitandone i significati sottesi così come la portata delle questioni effettivamente in gioco
    3. e poi indicare una direzione, degli scopi, degli obiettivi (il che sarebbe motivante di per sé)

    Anche perchè darci una lettura esplicitata di queste retoriche significa essere capaci di approcciare la gente a partire dal punto in cui è: la tv insomma.

    Tra gli studenti tuttora mobilitati non ci sono solo i disobbedienti, ma anche i ragazzi del Tan (Tavolo d’Analisi), che stanno lavorando – con tempi certamente lunghi – alla stesura di un documento, mentre in progress aggiornano le pagine del wiki http://coordinamento133.wik.is/ , allo scopo di realizzare pagine di informazione (comprensibile a tutti) e pagine usate per costruirvi a più mani una posizione comune. In particolare segnalo la pagina “retoriche” (cliccate sul menù a sinistra: l’ho fatta io, non è carina?), che è proprio un abbozzo che va nella direzione che proponevo. Però occorrono più menti e più mani per questo lavoro.

    La gente è sopita da parole ipnotiche e ambigue, presa nella morsa tra un linguaggio televisivo che ammortizza i conflitti e un linguaggio scandalistico che informa poco e sollecita solo le sensazioni. Manca l’esplicitazione del significato, e manca in termini comprensibili e accessibili. A questo proposito insisto che è responsabilità nostra se ci chiudiamo nella torre d’avorio del nostro parlare colto: bisogna far passare i concetti, lavorare alla loro esplicitazione e comprensibilità, c’è una fame disperata di questo cibo. Un cibo che produce nei confronti di chi lo offre una percezione di credibilità. Dobbiamo essere comprensibili alle casalinghe, agli operai, agli studenti medi, gli universitari non sono molto avanti a quanto vedo; al popolo insomma, manca un’alfabetizzazione di base che noi possiamo contribuire a realizzare. E dobbiamo essere anche AFFASCINANTI, oltre che intelligenti, questa è la dura verità. Noi comunisti siamo tutti un poco spelacchiati ragazzi, bisogna che ci rifacciamo il look, non scherzo, look e modi un poco meno freddini, perché sennò non si crea alcuno scambio umano.. su questo bisogna che impari perché sono oltremodo intelligente ma sulla simpatia devo prendere lezioni.. comunque ho cominciato ;D

    Ciao a tutti ragazzi,

    Ale

    NB: Qualcuno per piacere mi dice quando e dove sarà la prossima riunione? Thanks

    RispondiElimina
  6. Aggiungo alcune riflessioni, anche alla luce dei commenti all'ottimo resoconto di Giacomo.
    Condivido pienamente quello che è stato scritto nei confronti del bisogno di un'organizzazione democratica del movimento. Gli esempi internazionali che abbiamo a disposizione sono sempre un ottimo spunto. E un'organizzazione democratica è necessaria, infatti, per non cadere nello "spontaneismo senza prospettive".
    E' utile che il collettivo continui a riunirsi settimanalmente, per essere tutti pronti nel momento in cui ci sarà da scendere in piazza. Trovarsi a discutere non vuol dire chiudersi in una torre d'avorio, ma prepararsi per il futuro, assieme a chi si è unito durante la protesta autunnale, assieme a chi vorrà unirsi perché conoscerà il collettivo nelle assemblee pubbliche che organizzeremo nel corso del tempo.
    Mi pare che le retoriche del governo si ritrovino ad essere smontate ad ogni riunione della Scintilla, già per il fatto in sè di riunirsi. E se è vero che tutti gli studenti che si sono mobilitati all'università durante la protesta non sono entrati nel collettivo, credo sia vero anche che questi stessi studenti non devono essere sottovalutati come fedeli allo specchio della società che passa dai mezzi di comunicazione di massa.
    Siamo studenti, giovani, futuri precari che cercano di condurre una battaglia nei confronti delle controriforme all'istruzione, nei confronti di tutti i provvedimneti che prende questo sistema istituzionale vantaggiosi per certi ceti sociali, distruttivi per altri. Se dei lavoratori, come gli operai della Ferriera, della Wartsila, quelli impiegati nella funzioen pubblica, combattono contro provvedimenti presi dalla stessa autorità contro la quale noi combattiamo, unendoci non possiamo solo che essere più forti. Anzi, forse proprio non unendoci alle loro lotte passeremmo per quelli che si rinchiudono nelle torri d'avorio! Se i giovani e i lavoratori guadalupesi sono in sciopero per l'aumento dei salari e contro il carovita, come succede in Italia, li sosteniamo perché la nostra lotta è la stessa e non si ferma ai confini nazionali.
    Non voglio apparire conservatrice ma non credo ci sia bisogno di inventare fascionsi neologismi per diffondere questo messaggio. Come ha scritto Gabriele, le proteste non possono riprendere con qualche spritz.

    Sara

    RispondiElimina
  7. Cadere nel gioco dei disobbedienti e scegliere l'apparire piuttosto che il contenuto, è una scelta che può rivelarsi disastrosa.
    Lascimo queste cose a loro.
    Piuttosto moltiplichiamo i momenti di confronto e formazione politica, che devono essere utili innanzitutto a noi per crescere e imparare.
    Sulla questione dell'unità con i lavoratori, il nostro lavoro in questo senso deve essere centrale.
    Abbiamo stretto buoni rapporti con dei lavoratori della Ferriera e dobbiamo essere pronti a rispondere ai loro prossimi appelli, magari garantendo una partecipazione studentesca più sostenuta.
    Un momento di lotta assieme ai lavoratori può essere più formativo di 20 assemblee inconcludenti.
    Leghiamo ogni nostra discussione alla "praxis", e allora saremo efficaci ed incisivi.
    Ricordo poi che il 18 marzo ci sarà uno sciopero dei lavoratori della scuola della CGIL, anche questo può essere un buon momento di confronto con le ragioni dei lavoratori.
    Il lavoro che ci aspetta sarà impegnativo, ma darà anche molte soddisfazioni.
    Hasta la Victoria, Siempre!

    Davide

    RispondiElimina