1. RICERCATORI
Com’è
I ricercatori sono professori sottopagati con un contratto a tempo indeterminato. Per legge non dovrebbero insegnare ma lo fanno con uno stipendio che può essere anche un quarto rispetto a quello di un ordinario. Spesso restano in queste condizioni a vita.
Come sarà
Il ricercatore entra con un contratto a tempo determinato che, tra rinnovo e proroga, può durare fino ad otto anni. Al termine di questo periodo o riesce a diventare professore associato oppure lascia la carriera universitaria, accontentandosi di qualche titolo in più per i concorsi pubblici. Se negli anni le università avranno i soldi per assumere, il sistema potrebbe eliminare lo sfruttamento dei ricercatori. Altrimenti non farà altro che aumentare il precariato: ogni otto anni le università prenderanno nuovi ricercatori per poi rottamarli a fine corsa.
2. I CONCORSI
Com’è
Sono direttamente le università a bandire i concorsi per i professori ordinari e associati. La commissione è composta da un professore interno e da quattro esterni scelti per sorteggio. L’università può decidere se chiamare il vincitore oppure no.
Come sarà
Il concorso vero e proprio non c’è più. Al suo posto arriva l’abilitazione scientifica nazionale, una lista che indica i nomi dei professori idonei. La lista è valida per quattro anni e viene stilata da una commissione di quattro professori sorteggiati che valutano i titoli e le pubblicazioni dei candidati. Pescando da quell’elenco, le singole università decidono quali docenti assumere. Il concorso non è più locale ma il rischio del localismo c’è ancora.
3. RETRIBUZIONE
Com’è
Lo stipendio cresce con il meccanismo degli scatti di anzianità che però sono stati cancellati fino al 2013, come per buona parte dei dipendenti pubblici.
Come sarà
Lo stipendio può crescere ma con gli scatti di merito. A decidere chi premiare saranno nuclei di valutazione composti da professori interni ed esterni, che giudicheranno il lavoro di ricerca dei docenti. I contratti a titolo gratuito non potranno superare il 5% dei professori di ruolo. Si tratta di una pratica diffusa per coprire buchi di organico, richiamando in servizio i docenti in pensione oppure facendo salire in cattedra i ricercatori. Restano separate le tre fasce di docenza: ricercatori, associati e ordinari, con tre diversi livelli di stipendio.
4. MERITO
Com’è
Le borse di studio sono concesse ai bisognosi, cioè a chi fa parte di una famiglia a basso reddito.
Come sarà
Alle borse di studio per i bisognosi viene affiancato il cosiddetto fondo per il merito, cioè borse assegnate per concorso a prescindere dal reddito. Chi vuole accedere a questo tipo di sussidio ed è al primo anno di università deve superare un test nazionale. La riforma non prevede però uno stanziamento ad hoc per questo meccanismo che quindi dovrà essere finanziato con un altro provvedimento. Diminuiscono le borse di studio per il dottorato di ricerca, primo gradino della carriera universitaria subito dopo la laurea. Non c’è più l’obbligo di assegnarle almeno alla metà dei dottorandi.
5. VERTICI E GOVERNANCE
Com’è
Per legge non ci sono limiti al numero di mandato dei rettori. Il consiglio d’amministrazione è composto solo da interni, dallo stesso rettore fino ai rappresentanti degli studenti.
Come sarà
Il rettore può restare in carica al massimo per sei anni con un solo mandato. Nel consiglio d’amministrazione entrano anche componenti esterni all’università, almeno tre su un totale di undici. Gli esterni devono essere persone di «comprovata competenza in campo gestionale». Chi critica la riforma dice che in questo modo si apre alla privatizzazione delle università, chi la difende ribatte che così gli atenei si aprono all’esterno, in modo da costruire un rapporto più stretto con il mondo del lavoro. Il consiglio d’amministrazione decide quali corsi aprire e quali chiudere. Così diventa più importante del Senato accademico, composto solo da docenti.
6. LEGAMI FAMILIARI
Com’è
Non ci sono limiti per assumere professori che sono parenti di chi già lavora nella stessa università o nella stessa facoltà.
Come sarà
Dalla lista nazionale le università non possono chiamare professori che sono parenti di chi già lavora nello stesso ateneo. L’incompatibilità arriva fino al quarto grado, cioè fino ai cugini. Riguarda tutti i professori per le assunzioni nello stesso dipartimento, nell’ambito dell’intera università il limite riguarda solo i parenti del rettore, del direttore generale e dei componenti del cda. Anche questa nuova formulazione, limata rispetto alla proposta originaria dell’Idv, potrebbe essere incostituzionale. E naturalmente non elimina la possibilità di accordi incrociati per sistemare i protetti in un’altra sede, per altro la pratica più diffusa.

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