mercoledì 8 aprile 2009

Resoconto assemblea 7 aprile

Martedì 7 aprile si è svolta, presso la Casa del popolo di Servola, l’assemblea contro le conseguenze della crisi organizzata dal comitato che stiamo cercando di mettere in piedi assieme ad altre realtà. I partecipanti sono stati più di una trentina (parecchi i lavoratori impegnati politicamente e sindacalmente, non tantissimi gli studenti…), e la discussione è durata quasi tre ore: al centro del confronto, le modalità con le quali giovani e lavoratori stanno cercando di reagire alle difficoltà sociali provocate dalla crisi economica. L’introduzione è stata affidata agli ospiti che abbiamo invitato; particolarmente significativi gli interventi di Antonio Di Luca, della Fiat di Pomigliano, e di Livio Menon, della Eaton di Monfalcone: due fabbriche in crisi, lontane centinaia di chilometri ma accomunate dalla combattività dei cassaintegrati, intenzionati a non piegarsi di fronte alla sciagurata politica dei loro padroni. La discussione, poi, si è aperta con l’intervento di Riccardo Zolia, delegato sindacale della sede Fincantieri di Trieste: egli ha spiegato le ragioni per cui l’azienda sta cercando di rendere operativo un accordo siglato senza che i lavoratori abbiano potuto esprimersi sul merito dei provvedimenti in questione. La Fiom, il principale sindacato metalmeccanico, ha deciso di opporsi a tale prevaricazione, e Riccardo si è soffermato sull’importanza di tale decisione, oltre che sull’esigenza di non lasciare isolati i lavoratori di Fincantieri. Hanno preso poi la parola i lavoratori della Ferriera, per spiegare le ragioni della crisi in cui sono sprofondati e per evidenziare le numerose contraddizioni della politica del gruppo Lucchini-Severstal, incapace di investire seriamente sul rilancio della siderurgia (un ex delegato ha riferito di come, in Russia, gli stessi padroni di siano liberati di 10 mila operai nel giro di pochi giorni!). E’ stata poi la volta di Pierre e Cristina, che hanno chiarito i motivi per cui il movimento studentesco non può non occuparsi dei problemi del movimento operaio: Cristina ha voluto spiegare quanto i problemi della precarietà coinvolgano gli studenti universitari, mentre Pierre si è riferito alle rivolte operaie in corso in Francia, cercando di trasmettere all’assemblea la profondità dell’odio di classe che i lavoratori francesi stanno maturando nei confronti dei loro padroni.
L’assemblea, inoltre, è stata arricchita dai ragionamenti di alcuni attivisti del Prc e del Pdci, intervenuti per esplicitare l’intenzione delle due organizzazioni di contribuire alla ripresa generale del conflitto di classe e di avanzare una proposta politica complessivamente alternativa a quella della politica dominante.
Alla fine, hanno ripreso la parola i nostri ospiti, ed è stato Claudio Bellotti, della segreteria nazionale del Prc, a rilanciare la questione del conflitto sociale come strategica: nei prossimi mesi la lotta di classe farà irruzione clamorosamente in tantissimi luoghi di lavoro – ha spiegato – e gli attivisti intenzionati a impegnarsi per trasformare la società dovranno essere in grado di dare una prospettiva alla rabbia che dilagherà, elaborando parole d’ordine all’altezza dello scontro sociale che si sta inasprendo.
Un’assemblea importante, quindi: partecipata, non rituale, e soprattutto agguerrita. Ci sono tutte le condizioni per proseguire nel nostro impegno contro le politiche padronali e governative: di questo non potranno non convincersene anche tutti quei giovani che si sono mobilitati in autunno, e che poi hanno preferito mettersi da parte. Se c’è una possibilità che l’Onda riprenda a salire, essa è legata alla capacità che il movimento studentesco dovrà dimostrare di concepirsi come una parte del movimento più complessivo per la trasformazione della società. Se qualche studente si è illuso che le proteste in università potessero procedere separatamente da quelle delle altre realtà sociali, ora l’inconsistenza di tale illusione non può non essere evidente: se ci mobilitiamo da soli, siamo sconfitti in partenza; è l’unità con le altre realtà in lotta a poter fare la nostra forza, l’unica forza sulla quale possiamo contare veramente. Il governo non ha cambiato la sua politica in materia d’istruzione, così come non sta cambiando la sua politica economica più complessiva: o gli studenti intuiscono che le proprie proteste devono fondersi con quelle dei lavoratori, radicalizzandosi nelle forme e nei contenuti, o il governo continuerà imperterrito sulla sua strada.

Gabriele D.

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