sabato 12 febbraio 2011

A proposito di morale pubblica...

Ad accompagnare il tramonto del berlusconismo non poteva mancare l’ennesimo scandalo giudiziario-sessuale: feste e festine con giovani ragazze prezzolate, lussuosi appartamenti in comodato d’uso, abusi di potere, sfruttamento della prostituzione minorile… Appaiono disgustose le levate di scudi nel Pdl in difesa del premier “perseguitato dai giudici”, e grottesca la solidarietà per le “povere ragazze maltrattate, sbeffeggiate, costrette a spogliarsi durante perquisizioni compiute con il più totale disprezzo della dignità della loro persona” (parole di Berlusconi), ragazze – ricordiamocene – che per partecipare a una cena ad Arcore percepiscono solo quello che un operaio in cassa integrazione prende in un anno!

Poco credibili, però, sono anche le grida allo scandalo della fantasmagorica opposizione parlamentare: di fronte a cotanto “decadimento dei costumi e della morale pubblica”, abbiamo sentito fare ragionamenti di questo genere: “le vere donne sono coraggiose e tenaci, lavorano fino a 14 ore a settimana in più degli uomini per la cura della casa e della famiglia”, e via dicendo. Parole sacrosante, ma anche facili da essere urlate ai quattro venti dalle pagine dei giornali che, solo qualche settimana fa, plaudevano all’accordo con il quale il buon Marchionne ha imposto turni massacranti alle operaie che producono le sue auto a Mirafiori.

Fanno presto, le donne rispettabili dell’opposizione, a contrapporre l’onestà delle lavoratrici alle squillo di Berlusconi, quando poi i loro partiti contribuiscono da anni a demolire lo stato sociale o quando plaudono a un piano industriale come quello di Marchionne per Pomigliano e Mirafiori, piano che aumenta ferocemente il logoramento fisico di quelle stesse lavoratrici che poi devono dedicarsi a montagne di ore di lavoro domestico!

Eppure il “decadimento dei costumi e della morale” sembra essere il tema dominante di queste settimane: in realtà, la questione morale è sempre un facile pretesto per distogliere l’attenzione dalla vera linea di demarcazione che non dovrebbe smettere mai di dividere oppressi e oppressori; la vera divisione non è fra uomini maschilisti con la bava alla bocca e povere donne vittime di mercificazione, ma tra uomini e donne che possiedono la ricchezza e che si concedono feste, lusso, divertimento (più o meno disinibito) da una parte, e dall’altra donne e uomini che cercano di sopravvivere vendendo la propria forza lavoro. Questa è la divisione rispetto alla quale ci ostiniamo a schierarci.

Su questo ci permettiamo di dire qualche parola in più: pensiamo di non avere nulla a che fare non solo con il premier e con le misere abitudini dei borghesi come lui, ma nemmeno con le escort con le quali lui si diletta, e lo diciamo con la rabbia che ci deriva dall’aver letto che altro non sarebbero che le povere vittime di un sistema che ne ha mercificato i corpi. A noi viene naturale di detestare loro tanto quanto lui, perché non abbiamo nulla a che fare con la loro scelta di accucciarsi al tavolo del potere per mostrare le proprie grazie e contendersi le briciole che cadono: non si tratta di giovani lavoratrici oppresse, ma di odalische che si sono messe vergognosamente a disposizione del sultano!

Rifiutiamo, tuttavia, anche la posizione di chi contrappone ai facili costumi delle squillo di via Olgettina donne “toste” e integerrime come la Marcegaglia: al di là della sobrietà dei costumi, la sostanza è che la presidente di Confindustria rimane colei che si danna l’anima, assieme a Marchionne, a Berlusconi e a tutti gli altri padroni, per incrementare lo sfruttamento dei lavoratori e delle lavoratrici.

È davvero questa l’alternativa? Per noi non esiste neutralità possibile, nemmeno quando ci si occupa di etica: nella sfera della morale si esprimono sempre i rapporti di forza nella società, e si scontrano gli interessi delle parti contrapposte. Alla morale dei borghesi – che vadano a dormire presto (come dice di fare la Marcegaglia) o che passino nottate dissolute in festini più o meno sconci – contrapponiamo la nostra morale, quella di chi lotta per abbattere l’immoralità di un sistema che garantisce il benessere sfrenato di una minoranza attraverso lo sfruttamento intensivo di chi cerca di vivere del proprio lavoro: la stessa morale che c’impedisce di mettere in vendita i nostri corpi per rincorrere individualmente il benessere e che ci impone, invece, di batterci collettivamente per la nostra liberazione.

SENZA ODALISCHE, NIENTE SULTANI!

Studentesse e precarie del collettivo “La Scintilla”

sabato 11 dicembre 2010

Alcuni effetti della Riforma Gelmini...

1. RICERCATORI

Com’è
I ricercatori sono professori sottopagati con un contratto a tempo indeterminato. Per legge non dovrebbero insegnare ma lo fanno con uno stipendio che può essere anche un quarto rispetto a quello di un ordinario. Spesso restano in queste condizioni a vita.

Come sarà
Il ricercatore entra con un contratto a tempo determinato che, tra rinnovo e proroga, può durare fino ad otto anni. Al termine di questo periodo o riesce a diventare professore associato oppure lascia la carriera universitaria, accontentandosi di qualche titolo in più per i concorsi pubblici. Se negli anni le università avranno i soldi per assumere, il sistema potrebbe eliminare lo sfruttamento dei ricercatori. Altrimenti non farà altro che aumentare il precariato: ogni otto anni le università prenderanno nuovi ricercatori per poi rottamarli a fine corsa.

2. I CONCORSI

Com’è
Sono direttamente le università a bandire i concorsi per i professori ordinari e associati. La commissione è composta da un professore interno e da quattro esterni scelti per sorteggio. L’università può decidere se chiamare il vincitore oppure no.

Come sarà
Il concorso vero e proprio non c’è più. Al suo posto arriva l’abilitazione scientifica nazionale, una lista che indica i nomi dei professori idonei. La lista è valida per quattro anni e viene stilata da una commissione di quattro professori sorteggiati che valutano i titoli e le pubblicazioni dei candidati. Pescando da quell’elenco, le singole università decidono quali docenti assumere. Il concorso non è più locale ma il rischio del localismo c’è ancora.

3. RETRIBUZIONE

Com’è
Lo stipendio cresce con il meccanismo degli scatti di anzianità che però sono stati cancellati fino al 2013, come per buona parte dei dipendenti pubblici.

Come sarà
Lo stipendio può crescere ma con gli scatti di merito. A decidere chi premiare saranno nuclei di valutazione composti da professori interni ed esterni, che giudicheranno il lavoro di ricerca dei docenti. I contratti a titolo gratuito non potranno superare il 5% dei professori di ruolo. Si tratta di una pratica diffusa per coprire buchi di organico, richiamando in servizio i docenti in pensione oppure facendo salire in cattedra i ricercatori. Restano separate le tre fasce di docenza: ricercatori, associati e ordinari, con tre diversi livelli di stipendio.

4. MERITO

Com’è
Le borse di studio sono concesse ai bisognosi, cioè a chi fa parte di una famiglia a basso reddito.

Come sarà
Alle borse di studio per i bisognosi viene affiancato il cosiddetto fondo per il merito, cioè borse assegnate per concorso a prescindere dal reddito. Chi vuole accedere a questo tipo di sussidio ed è al primo anno di università deve superare un test nazionale. La riforma non prevede però uno stanziamento ad hoc per questo meccanismo che quindi dovrà essere finanziato con un altro provvedimento. Diminuiscono le borse di studio per il dottorato di ricerca, primo gradino della carriera universitaria subito dopo la laurea. Non c’è più l’obbligo di assegnarle almeno alla metà dei dottorandi.

5. VERTICI E GOVERNANCE

Com’è
Per legge non ci sono limiti al numero di mandato dei rettori. Il consiglio d’amministrazione è composto solo da interni, dallo stesso rettore fino ai rappresentanti degli studenti.

Come sarà
Il rettore può restare in carica al massimo per sei anni con un solo mandato. Nel consiglio d’amministrazione entrano anche componenti esterni all’università, almeno tre su un totale di undici. Gli esterni devono essere persone di «comprovata competenza in campo gestionale». Chi critica la riforma dice che in questo modo si apre alla privatizzazione delle università, chi la difende ribatte che così gli atenei si aprono all’esterno, in modo da costruire un rapporto più stretto con il mondo del lavoro. Il consiglio d’amministrazione decide quali corsi aprire e quali chiudere. Così diventa più importante del Senato accademico, composto solo da docenti.

6. LEGAMI FAMILIARI

Com’è
Non ci sono limiti per assumere professori che sono parenti di chi già lavora nella stessa università o nella stessa facoltà.

Come sarà
Dalla lista nazionale le università non possono chiamare professori che sono parenti di chi già lavora nello stesso ateneo. L’incompatibilità arriva fino al quarto grado, cioè fino ai cugini. Riguarda tutti i professori per le assunzioni nello stesso dipartimento, nell’ambito dell’intera università il limite riguarda solo i parenti del rettore, del direttore generale e dei componenti del cda. Anche questa nuova formulazione, limata rispetto alla proposta originaria dell’Idv, potrebbe essere incostituzionale. E naturalmente non elimina la possibilità di accordi incrociati per sistemare i protetti in un’altra sede, per altro la pratica più diffusa.

giovedì 2 dicembre 2010

Racconta la tua lotta! Dibattito e reportage sul movimento studentesco

Ecco il volantino dell'iniziativa di domani: un'occasione da non perdere per fare il punto della situazione sul movimento studentesco triestino e capire cosa fare dopo l'approvazione alla Camera della (contro)Riforma Gelmini!







sabato 14 novembre 2009

VIA LIBERA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI ALLA RIFORMA DELL'UNIVERSITÀ

Mercoledì 28 ottobre il Consiglio dei Ministri ha approvato il DDL in materia di organizzazione e qualità del sistema universitario, di personale accademico e di diritto allo studio da sottoporre alle Camere.


In cosa consiste questa nuova riforma?
  • Gli atenei vengono messi nelle mani dei privati: il CdA dovrà essere composto per almeno il 40% da persone "esterne" alle Università.
  • Aumenta la selezione di classe all'interno degli atenei: le borse di studio non saranno più erogate dallo Stato sociale ma da una S.p.A. sulla base di criteri meritocratici, svincolati dal reddito e dalla condizione sociale dello studente.
  • Il precariato non viene eliminato: i precari dell'unviersità che non ottengono un contratto a tempo indeterminato entro sei anni perdono la possibilità di intrattenere altri rapporti lavorativi con l'ateneo stesso.
  • Il potere dei Baroni resta inalterato: una commissione nazionale attribuirà una fantomatica abilitazione alla docenza, ma la decisione finale spetterà a commissioni locali.
Si tagliano quindi tutti i finanziamenti all'istruzione pubblica, e la si regala in blocco ad istituzioni private. Come ci possiamo aspettare che venga più garantito il diritto all'istruzione per tutti?

NOI SIAMO PER UN'UNIVERSITÀ PUBBLICA, DI MASSA E DI QUALITÀ!


Di seguito vi proponiamo il testo del decreto legge e un contributo sull'argomento di una nostra compagna.

mercoledì 8 aprile 2009

Resoconto assemblea 7 aprile

Martedì 7 aprile si è svolta, presso la Casa del popolo di Servola, l’assemblea contro le conseguenze della crisi organizzata dal comitato che stiamo cercando di mettere in piedi assieme ad altre realtà. I partecipanti sono stati più di una trentina (parecchi i lavoratori impegnati politicamente e sindacalmente, non tantissimi gli studenti…), e la discussione è durata quasi tre ore: al centro del confronto, le modalità con le quali giovani e lavoratori stanno cercando di reagire alle difficoltà sociali provocate dalla crisi economica. L’introduzione è stata affidata agli ospiti che abbiamo invitato; particolarmente significativi gli interventi di Antonio Di Luca, della Fiat di Pomigliano, e di Livio Menon, della Eaton di Monfalcone: due fabbriche in crisi, lontane centinaia di chilometri ma accomunate dalla combattività dei cassaintegrati, intenzionati a non piegarsi di fronte alla sciagurata politica dei loro padroni. La discussione, poi, si è aperta con l’intervento di Riccardo Zolia, delegato sindacale della sede Fincantieri di Trieste: egli ha spiegato le ragioni per cui l’azienda sta cercando di rendere operativo un accordo siglato senza che i lavoratori abbiano potuto esprimersi sul merito dei provvedimenti in questione. La Fiom, il principale sindacato metalmeccanico, ha deciso di opporsi a tale prevaricazione, e Riccardo si è soffermato sull’importanza di tale decisione, oltre che sull’esigenza di non lasciare isolati i lavoratori di Fincantieri. Hanno preso poi la parola i lavoratori della Ferriera, per spiegare le ragioni della crisi in cui sono sprofondati e per evidenziare le numerose contraddizioni della politica del gruppo Lucchini-Severstal, incapace di investire seriamente sul rilancio della siderurgia (un ex delegato ha riferito di come, in Russia, gli stessi padroni di siano liberati di 10 mila operai nel giro di pochi giorni!). E’ stata poi la volta di Pierre e Cristina, che hanno chiarito i motivi per cui il movimento studentesco non può non occuparsi dei problemi del movimento operaio: Cristina ha voluto spiegare quanto i problemi della precarietà coinvolgano gli studenti universitari, mentre Pierre si è riferito alle rivolte operaie in corso in Francia, cercando di trasmettere all’assemblea la profondità dell’odio di classe che i lavoratori francesi stanno maturando nei confronti dei loro padroni.
L’assemblea, inoltre, è stata arricchita dai ragionamenti di alcuni attivisti del Prc e del Pdci, intervenuti per esplicitare l’intenzione delle due organizzazioni di contribuire alla ripresa generale del conflitto di classe e di avanzare una proposta politica complessivamente alternativa a quella della politica dominante.
Alla fine, hanno ripreso la parola i nostri ospiti, ed è stato Claudio Bellotti, della segreteria nazionale del Prc, a rilanciare la questione del conflitto sociale come strategica: nei prossimi mesi la lotta di classe farà irruzione clamorosamente in tantissimi luoghi di lavoro – ha spiegato – e gli attivisti intenzionati a impegnarsi per trasformare la società dovranno essere in grado di dare una prospettiva alla rabbia che dilagherà, elaborando parole d’ordine all’altezza dello scontro sociale che si sta inasprendo.
Un’assemblea importante, quindi: partecipata, non rituale, e soprattutto agguerrita. Ci sono tutte le condizioni per proseguire nel nostro impegno contro le politiche padronali e governative: di questo non potranno non convincersene anche tutti quei giovani che si sono mobilitati in autunno, e che poi hanno preferito mettersi da parte. Se c’è una possibilità che l’Onda riprenda a salire, essa è legata alla capacità che il movimento studentesco dovrà dimostrare di concepirsi come una parte del movimento più complessivo per la trasformazione della società. Se qualche studente si è illuso che le proteste in università potessero procedere separatamente da quelle delle altre realtà sociali, ora l’inconsistenza di tale illusione non può non essere evidente: se ci mobilitiamo da soli, siamo sconfitti in partenza; è l’unità con le altre realtà in lotta a poter fare la nostra forza, l’unica forza sulla quale possiamo contare veramente. Il governo non ha cambiato la sua politica in materia d’istruzione, così come non sta cambiando la sua politica economica più complessiva: o gli studenti intuiscono che le proprie proteste devono fondersi con quelle dei lavoratori, radicalizzandosi nelle forme e nei contenuti, o il governo continuerà imperterrito sulla sua strada.

Gabriele D.

lunedì 6 aprile 2009

Assemblea: la crisi economica e le lotte della classe operaia

Ecco il volantino per l'iniziativa di domani, martedì 7 aprile.
Un'occasione importante per conoscere la situazione degli operai in varie realtà e discutere della crisi economica.
A domani!



Resoconto riunione 30 marzo

All'ultima riunione abbiamo fatto il punto della situazione riguardo la collaborazione con gli operai della Ferriera, il comitato studenti-lavoratori e l'iniziativa di domani, martedì 7 aprile (verrà pubblicato il volantino sul blog).
Abbiamo accennato ai contenuti del documento nazionale del Coordinamento studentesco universitario, alla luce dell'assemblea nazionale del 28-29 marzo, dove il documento è stato emendato e approvato. Di questo discuteremo più approfonditamente nei prossimi incontri del collettivo.
Prossima riunione in data da definire.


Sara